TUTTO QUELLO CHE VOLEVO

Storia di una sentenza

6 E 7 AGOSTO 2020 - ore 21.00

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di e con Cinzia Spanò

 

regia Roberto Recchia

 

disegno luci Giuliano Almerighi

versione ridotta dello spettacolo prodotto dal Teatro dell’Elfo

 

 

Presso

6 agosto 2020 ore 21.00
PIAZZA VENERIO in caso di maltempo TEATRO SAN GIORGIO – Udine

7 agosto 2020 ore 21.00
TEATRO DEI FABBRI, TRIESTE

Via dei Fabbri, 2/A, 34124 - Trieste (TS)

 

 

Al termine dello spettacolo a Udine per il ciclo d’incontri
Indagare il tempo - teatro e sociale in dialogo con il presente
interverranno Cinzia Spanò e l’Avvocata Andreina Baruffini Gardini vicepresidente di Se Non Ora Quando Udine mediatrice dell’incontro la Dott.ssa Giusy Guarino psicoterapeuta e presidente della Cooperativa Athena Città della Psicologia

Fece molto scalpore, qualche anno fa, la storia di due ragazzine di 14 e 15 anni, frequentanti uno dei licei migliori della capitale, che si prostituivano dopo la scuola in un appartamento di viale Parioli. Il caso ebbe una fortissima eco mediatica anche per via dei clienti che frequentavano le due ragazze; tutti appartenenti alla cosiddetta “Roma-bene”, professionisti affermati e benestanti, di livello culturale medio-alto, insospettabili padri di famiglia.

 

La storia che raccontiamo inizia quando la strada della più piccola delle due ragazze - che noi chiameremo Laura - incrocia quella della Giudice Paola Di Nicola, chiamata a pronunciarsi su uno dei clienti della giovane, un professionista romano di circa 35 anni.

 

La Giudice, che deve esprimersi anche sul risarcimento del danno alla giovane oltre che sulla condanna alla reclusione e alla multa dell’imputato, stabilisce che nessuna cifra potrà mai restituire alla ragazza quello che le è stato tolto. Inoltre:

 

“Com’è possibile risarcire quello che ha barattato per denaro dandole altro denaro? Se io adesso dispongo di risarcirla in questo modo non farei che ripetere la stessa modalità di relazione stabilita dall’imputato con la vittima, rafforzando in lei l’idea che tutto sia monetizzabile, anche la dignità. E come può inoltre il denaro proveniente dall’imputato, il mezzo cioè con cui lui l’ha resa una merce, rappresentare per quella stessa condotta il risarcimento del danno?”

 

Lo spettacolo è dedicato alla giudice Paola di Nicola e alla sua coraggiosa e sorprendente sentenza. La sua esperienza e il suo sguardo ci guidano verso la scoperta di una realtà diversa da quella che avevamo immaginato. All’epoca infatti, attraverso una narrazione facente leva prevalentemente sugli stereotipi, i media hanno fortemente inquinato la lettura collettiva della vicenda; lo stigma è caduto soprattutto sulle giovani, che proprio in virtù del fatto di non essere percepite come vittime sono divenute vittime una seconda volta.